

GIACINTO HYACINTHUS ORIENTALIS
Questo tipo di pianta è disponibile in numerosi colori: scorri le foto per farti una idea.
(tratto dal libro di Alfredo Cattabiani "Florario - miti, leggende e simboli di fiori e piante". E' un libro da acquistare leggere consultare ! )
IL FIORE AMATO DA APOLLO: IL GIACINTO
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-INTRODUZIONE
-LE GIACINZIE
-IL GIACINTO DAL MEDIOEVO AD OGGI
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INTRODUZIONE
Di Giacinto, un altro dei bei giovinetti dal cui sangue nacque un fiore, Apollo si era a tal punto incapricciato che abbandonava spesso il santuario di Delfi per recarsi da lui sull'Eurota, in Laconia.
Di se stesso immemore non rifiutava di portare reti,
di condurre cani al guinzaglio, di accompagnarti
per balze di impervie montagne,
in quella comunanza alimentando amorose fiamme.
Così Ovidio riportava nelle Metamorfosi il mito greco.
Un giorno, quando il sole si trovava allo zenit, Apollo e Giacinto si spogliarono e, luccicanti di olio di oliva, gareggiarono nel lancio del disco.
Apollo lo scagliò nell'aria facendolo volare oltre le nuvole; e soltanto dopo parecchi minuti il disco ricadde a terra.
Giacinto si slanciò per afferrarlo al volo, ma quello cadendo rimbalzò così pesantemente sul duro terreno da colpirlo a morte.
Il giovinetto, sanguinante, cominciò a sbiancare mentre Apollo, non meno pallido, correva a sorreggere il corpo accasciato.
Gli applicò delle erbe nella speranza che potessero trattenere l'anima che voleva fuggire, ma non c'era arte o medicina che giovasse per quella ferita.
Ed ecco dal sangue di Giacinto sparso sulla terra sorgere un fiore più splendente della porpora di Tiro e assumere «la forma che hanno
i gigli: ma è rosso, mentre il giglio è argenteo».
LE GIACINZIE
Come accenna Pausania, ad Amicle si svolgeva una festa di tre giorni in onore di Giacinto: le Giacinzie (Hyàkinthia), appunto, che cadevano in età arcaica nel periodo in cui il fiore sbocciava, e successivamente all'inizio dell'estate, in coincidenza con la raccolta dei cereali.
Lo spostamento della data sarebbe dovuto, secondo Ileana Chirassi, al passaggio dall'agricoltura precerealicola a quella cerealicola:
ipotesi suffragata dal fatto che nel giorno destinato al lutto per Giacinto non si dovevano mangiare pane né cibi cotti perché il pane, come la cottura del cibo, apparteneva a uno stadio agricolo sconosciuto all'epoca delle divinità precerealicole tra le quali Giacinto rientrava.
Per un motivo analogo non si doveva cantare il peana, che apparteneva alla sfera di Apollo, il quale aveva subordinato il culto di Giacinto al suo.
Invece in un altro giorno dedicato al tripudio si consumava pane perché il pranzo rituale si inseriva nelle celebrazioni con cui non soltanto si salutava la resurrezione dell'héros nell'Olimpo, ma si commemorava il passaggio delle Giacinzie nel ciclo delle feste dell'anno cerealicolo.
Il carattere agrario delle Giacinzie sarebbe confermato anche da una festa notturna orgiastica: «Questo momento di tripudio collettivo segnato dalla libera manifestazione della gioia collettiva coincideva con l'acme della festa nel significato di propiziamento o meglio di liberazione delle forze feconde della vegetazione secondo una tipologia liturgica comune a molti rituali agrari anche di popoli primitivi attuali».
Sulla natura di rito agrario non poche sono le perplessità, se si considera che nucleo profondo della festa erano la morte e la resurrezione
di Giacinto.
In realtà la sua commemorazione informava un rituale iniziatico che era nello stesso tempo un rito di passaggio, di iniziazione puberale, cui partecipavano maschi e femmine, e un rituale soteriologico che alludeva all'ultimo passaggio dalla morte alla vita oltre la vita.
L'aspetto agrario ne era un corollario, come d'altronde avveniva in altri riti.
Durante la festa, che prevedeva anche il sacrificio di una capra, animale dionisiaco, si svolgevano gare musicali, danze, canti corali,
figurazioni di arte equestre.
E si costruivano capanne nelle quali venivano stesi lettucci di frasche raccolte nel bosco, che servivano da giaciglio per i partecipanti.
IL GIACINTO DAL MEDIOEVO AD OGGI
Nel Medioevo il giacinto fu quasi dimenticato in Europa, mentre venne coltivato dagli Arabi e poi dai Turchi, tant'è vero che a Istanbul si celebravano feste in occasione della sua fioritura e le donne si adornavano del fiore come simbolo di amore ricambiato.
Nel 1570 un ambasciatore austriaco ne portò alcuni bulbi a Vienna, da dove si diffusero nei Paesi Bassi dando origine alle coltivazioni intensive
che li hanno resi famosi.
Per questo motivo al giacinto fu impropriamente assegnata la denominazione botanica di Hyacinthus orientalis.
La sua essenza fu considerata adatta ai nati sotto il segno della Vergine.
Si diceva che essa agisse particolarmente sulla sessualità, che veniva ridestata nei temperamenti depressi.
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Nel vocabolario d'amore ottocentesco offrire il fiore a una donna significava chiederle Benevolenza.
Se lei riceveva il corteggiatore con un giacinto tra i capelli, il suo favore era accordato.
Ma il giacinto alludeva anche al Lutto, poiché ricordava la tragica morte del giovinetto; e, infine, veniva reputato segno di Gelosia.
Scheda tecnica