

MAGGIORANA O. = MAGGIORANA ORIGANUM MAJORANA = ORIGANUM MAJORANA = MAGGIORANA
(tratto dal libro di Alfredo Cattabiani "Florario - miti, leggende e simboli di fiori e piante". E' un libro da acquistare leggere consultare ! )
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LA MAGGIORANA OVVERO L'UOMO CONTEMPLATIVO
Un mito greco raccontava che Imeneo, figlio di Magnete e valente musico, era morto all'improvviso mentre stava cantando alle nozze di Dioniso e Altea.
Per perpetuare la sua memoria fu deciso d'invocarlo in occasione di tutti i matrimoni e d'intitolargli il canto in onore degli sposi: il canto d'Imeneo.
Lo si raffigurava con la fiaccola un flauto e una corona di fiori di maggiorana, come testimonia fra gli altri Catullo:
Tu che dal tuo monte Elicona
conduci airuomo la rapita vergine,
cingi le tempie dei fiori
di soave maggiorana odorosa,
e preso il flammeo vieni
qui lieto con candido piede
nel sandalo color di rosa.
Anche la sposa veniva ornata con i fiori di questa pianticella, intimamente legate al mondo femminile con la cascata di foglioline simili a una lunga chioma.
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LEGGENDE SIMBOLI ED EMBLEMI
Nonostante questo legame con il mondo femminile l'eroe dellA maggiorana era in una leggenda greca un uomo, Amaraco, un ufficiale della casa di Cinira, re di Cipro, cui spettava il compito di custodire i profumi.
Un giorno spezzò involontariamente un vaso colmo di un'essenza preziosa e tale fu il suo dispiacere che ne morì; ma gli dei, commossi da tanta delicatezza d'animo, lo mutarono nella omonima pianta odorifera.
Nel tardo latino fu detta anche mazurana, da cui l'italiano «maggiorana», nome che così giustificava fantasiosamente il Mattioli: «In Toscana chiamasi il sansuco (maiorana) Persa; per essere forse da prima a noi stato portato dalla Persia: ma in ogni altro luogo Maiorana. È la Maiorana tanto grata alle donne per la giocondità del suo odore che pochissime ne ritrovano di loro che non l'abbiano piantata e coltivata con ogni possibile diligenza, or negli orti, or nelle logge or nelle finestre in vasi di terra, o veramente in cassette di legno; onde facilmente può ella aver acquistato appresso di noi nome di maiorana per usarsi maggior cura nel coltivarla, che in qual si voglia altra pianta. E che non solamente per quella ragione che di sopra fu detta, cioè perché ella sia odorifera, ma perché d'ogni tempo verdeggia».
È una pianta aromatica, usata in cucina ma anche in medicina come tonico stomachico, stimolante, anticatarrale, antispasmodico e leggermente stupefacente.
Il suo infuso giova contro i dolori isterici delle donne.
Una volta per curare il mal d'orecchie si applicavano sul lobo foglie di maggiorana cresciuta in un vaso di coccio, perché quella coltivata in terreno libero era considerata inefficace.
In Sicilia se ne applicava l'olio essenziale sulle contusioni: è un olio dal colore giallo chiaro molto profumato, che contiene terpeni, canfora, borneolo e altre sostanze, e viene adoperato anche in profumeria e nella manifattura di saponi.
Per queste proprietà e per altre elencate dai vari naturalisti - da Dioscoride a Plinio, dallo Pseudo Apuleio al Durante, che mescolavano disinvoltamente qualità reali e fantastiche - ispirò il simbolo della Bontà e del Conforto, quest'ultimo adottato nel vocabolario
ottocentesco dei fiori dove simboleggia anche i Piaceri campestri.
Si sostiene, sulla scia del De rerum natura di Lucrezio («il porco fugga la maggiorana e la tema»), che i maiali si ritraggono dalla maggiorana, aborrendone il profumo penetrante quasi fosse un fetore insopportabile.
Per questo motivo i medievali dalla proliferante fantasia simbolica e allegorica sostenevano che la pianta insegnasse a non meravigliarsi di fronte a chi provava piacere per le cose immonde e pestilenziali e non sopportasse quelle pure e oneste, quasi fossero state nauseabonde.
Le sue radici, che rimangono in superficie e possono quindi essere divelte facilmente, hanno evocato l'emblema dell'Uomo contemplativo
che, radicato alla terra soltanto per quel poco che gli è necessario, è volto soprattutto al cielo.
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